I pezzoni

La signora col piumino

Ama leggere, scrivere e il Parma Calcio. Cita spesso Nanni Moretti, Gregory Bateson e il Parma Calcio.

Dal Robbio a Isola Santa, passando per il Puntato e Col di Favilla, pensando all’homo sapiens, a Internet e che siamo a fine ottobre e ci sono 20 gradi.

Quello che fa dell’homo sapiens un sapiens è la capacità di modificare il mondo che lo circonda attraverso la tecnologia. Sto camminando dal rifugio del Robbio (Stazzema) a Isola Santa (Careggine), passando per il Puntato e il paese abbandonato di Col di Favilla (leggi qui il percorso). È una mattina di fine ottobre, ci sono 20 gradi e ho in testa questa cosa. Siamo fatti così, cambiamo il mondo e veniamo cambiati da esso, in una spirale di abitudine e mutamento. Anche se la parola ci porta subito alla mente transistor e microchip, pure accendere un fuoco è tecnologia o costruire un muro, così come lo sono la ruota e la scrittura.

L’homo sapens e il rifugio il Robbio

Il Robbio, dove io e Valentina abbiamo passato la notte, è una baita a circa mille metri d’altezza, immersa nelle Alpi Apuane. L’homo sapiens – rappresentato in questo caso da Mauro – ha fatto davvero un lavoro superbo. La struttura si mimetizza perfettamente con il territorio. Pietra, legno, vetro e una finestra panoramica che si affaccia sul Pizzo delle Saette. Sul volantino che Mauro ha fatto stampare c’è scritto: ideale per alpinisti, famiglie, scrittori e filosofi. Ed è vero.

A proposito di tecnologia, prima di lasciare il Robbio ho chiesto a Mauro se il suo rifugio utilizzasse energia pulita e come si fosse organizzato. «Hai presente ieri sera, prima che andaste a letto, quando ti ho detto Devo fare una manovra?», mi ha risposto, «Ho spento il generatore. Erano anni che non accendevo quell’aggeggio, ma questo tempo non mi dà scelta, l’ho dovuto usare per qualche ora, durante la cena».

Mauro è adirato con l’homo sapiens. Dice (vado a memoria) che chi ha chiamato l’homo sapiens era un matto. «Non c’è nulla di saggio nell’essere le cui scelte ci hanno portato sull’orlo del collasso!». Fino a uno o due anni fa il rifugio poteva vantare di essere completamente autosufficiente e di usare energia pulita 365 giorni all’anno. Durante la stagione estiva c’erano i pannelli solari, durante l’inverno c’era l’energia idroelettrica e il vento, grazie a una pala eolica e a un turbina installata nel canale sottostante, ma da qualche anno, con l’innalzarsi delle temperature e lo sbiadirsi dell’autunno, non c’è né abbastanza acqua né abbastanza vento.

La finestra panoramica del Robbio in una mattina d'ottobre
La finestra panoramica del Robbio in una mattina d’ottobre

Mauro ha le sue buone ragioni nell’essere incazzato con l’homo sapiens («Ogni tanto capita l’ospite che non accetta di non avere campo e lo vedi girare attorno alla casa con il telefono in mano e il braccio alzato»), ma l’intelligenza dell’essere umano non consiste nel fare sempre le scelte corrette. Sto dettando queste parole al mio telefono, mentre cammino lungo il sentiero. Vavà è davanti a me. È il 23 ottobre ma ci sono 18-20 gradi. Siamo in pantaloni lunghi e maglietta corta. Abbiamo la zip della felpa aperta e questo caldo ci sorprende. «A San Simon con la pertica e col baston», ci dirà il Marino una volta arrivati a Isola Santa, «Veniva il vento e tirava giù tutto, castagne, foglie, tutto». Di questi tempi gli alberi erano spogli, mentre oggi sono ancora per la maggior parte verdi.

Il cervello virtuale (e globale)

L’essere umano è sapiens non per la bontà delle proprie decisioni (vedi il surriscaldamento globale, le guerre, la deforestazione, lo sfruttamento incontrollato delle risorse naturali, le diseguaglianze socio-economiche, il remake dell’A-Team e tutte le altre catastrofi di cui è l’autore), ma perché si relaziona con il mondo e i suoi simili in un modo unico. Dopo i pittogrammi e l’alfabeto, dopo la stampa e il computer, ecco un altro colpo di scena (e qui si che centrano i microchip, ma solo in parte) che spariglia le carte e cambia nuovamente il nostro modo di essere: Internet. La rete è sempre più come un secondo cervello, in esso stiamo riponendo la nostra capacità di ricordare e tramandare la conoscenza e lo facciamo non più solo attraverso la scrittura, ma anche con video, audio e immagini. Stiamo vivendo un’oralità secondaria, un’epoca guidata – nel bene come nel male – da aziende come Amazon, Meta (meglio conosciuta come Facebook), Apple e Google. Se una volta la conoscenza era controllata dalla religione e dagli stati, ora sono le grandi aziende tech ad avere le chiavi della nostra memoria. Saranno loro gli homo sapiens che cambieranno la rotta e ci guideranno verso un futuro più sostenibile? Oppure somigliano più ai cattivi delle storie dei supereroi?

Ecco, lungo il sentiero dopo il Puntato Vavà ha trovato un fungo. Dice: «Dovremmo cercare: le borse di tela vanno bene per la raccolta funghi?». Abbiamo accesso a una quantità di conoscenza fino a qualche decennio fa inimmaginabile. Grazie a un video tutorial o a un articolo cercato in rete possiamo imparare a cambiare una presa elettrica, a rollare una sigaretta o a curare il rosmarino. Ieri mattina, qualche ora prima di prendere il sentiero 11 e salire al Robbio, ho cercato “trekking sotto la pioggia” per capire come avrei potuto affrontare una camminata in caso di maltempo (e sì ha piovuto un po’, a tratti, ma no, non abbastanza da riempire il canale sotto al Robbio e riattivare la sua turbina idroelettrica). Ma qui non abbiamo campo. Dovremo aspettare e accettare di poter sbagliare.

Sbagliando si impara?

La paura dell’errore e l’ossessione per la normalizzazione, mi sembrano altre peculiarità del nostro presente. A Col di Favilla incontriamo alcune signore sedute sui gradoni della chiesetta. Oggi è tutto chiuso, sia la chiesa che il punto d’accoglienza, ma una donna bionda sui sessant’anni ci dice che l’ultima volta che è stata lì erano aperti entrambi, nonostante il freddo. Si ricorda di aver incontrato una donna con un piumino che le arrivava fino alle caviglie. «Lei e suo marito erano venuti dalla Versilia senza portafoglio, senza sapere nulla e vestiti come per fare una passeggiata in città». Un’altra signora insiste su questo punto: «Come fai a partire così, al buio, senza informarti?» 

Io guardo Vavà e mi chiedo perché ci stanno raccontando tutto questo. Che cosa le turba di questa donna col piumino e del marito sprovveduto?

«Siamo ossessionati dalla norma. L’errore ci spaventa e Google ci aiuta a dare risposta alle nostre domande».

Passiamo ponti senza più torrenti sotto. È quasi l’una. Ci sediamo su un tronco, Vavà taglia una fetta di pane della Carla delle Coste e lo mangia con un pomodoro dei Colli. Io detto al mio telefono: «Siamo ossessionati dalla norma. L’errore ci spaventa e Google ci aiuta a dare risposta alle nostre domande». Dove andare a mangiare in Garfagnana? Qual è il percorso migliore per raggiungere Colli di Capricchia? Come mi devo vestire se faccio una camminata in montagna a fine ottobre? Ma tutte queste domande, tutte le risposte che troviamo dopo aver interrogato l’oracolo-Internet, ci aiutano ad affrontare le sfide che ci troviamo davanti? Il world wide web è sempre di più la nostra rete di sicurezza, ma la genialità non nasce forse dall’errore? Senza l’errore (e il caso) non avremmo il panettone, il microonde, la penicillina, la Coca Cola, i raggi x, i cornflakes e, anche se non l’ho trovato su Internet, scommetto che senza un po’ di incoscienza e botte di culo non avremmo nemmeno Internet. La salvezza sta forse nell’inventare, nell’abbandonare la sicurezza dei sentieri tracciati da altri per avventurarci nell’ignoto?

Isola Santa
Isola Santa dal sentiero 9

Abbiamo lasciato il sentiero 11 e preso il 9. In mezzo agli alberi si vede il lago di Isola Santa e sull’altra sponda riconosciamo le finestre e i tavoli de La casa del Pescatore. Scendiamo ancora e attraversiamo la diga. Il livello dell’acqua ci sembra più basso degli anni passati. Faccio una foto e penso agli ospiti del Robbio con le braccia alzate come delle antenne. Ancora non c’è campo. Quell’homo sapiens che fatica a scegliere senza prima aver interrogato l’oracolo sono io. Ma almeno non ho bisogno di cercare Dove andare a mangiare in Garfagnana. Il Marino ci viene in contro. È l’una e mezzo. Quando entriamo alla Casa del Pescatore (per gli habitué Il Mazzei o Gabriele), Marianna dice che c’è un tavolo per noi.

Ps: le borse di tela potrebbero andare bene per la raccolta funghi, ma dovrebbero avere una trama larga, altrimenti le spore non si spargeranno. L’ho cercato su internet una volta a casa. (Ma Il top è avere un canestro, dice Vavà).

In questo pezzone

Persone

  • Andrea il ragazzo della figliola del Marino
  • Valentina la figliola del Marino
  • Mauro del Robbio
  • Marino il papà di Valentina
  • Carla delle Coste e il suo pane
  • Marianna la figlia di Gabriele

Luoghi

  • Rifugio il Robbio
  • Il Puntato
  • Col di Favilla
  • Isola Santa
  • La Casa del Pescatore

Percorso

https://www.lafiglioladelmarino.it/fare-cose/trekking-garfagnana-salire-al-robbio-e-scendere-a-isola-santa/

Andrea

Ama leggere, scrivere e il Parma Calcio. Cita spesso Nanni Moretti, Gregory Bateson e il Parma Calcio.